martedì 18 ottobre 2011

Un nero manto di Blatte

Oggi mi sento in vena di immagini schife.
Così pensando e ripensando a quale fosse la cosa più viscida, nauseabonda e stomachevole da proporti ho pensato allo Scarafaggio.

Già il nome fa raddrizzare i peli. E sai qual'è il suo nome scientifico? Blattodea. Bleah.

Ventre molle e arcuato. Corazza nero-bluastra. Occhi a fessura lucidastri. Cornetti serpentini.  Le sue zampettine punzecchianti stanno calpestando tremolanti la tua schiena. Esce un liquido bianco, colloso.
MA TU DORMI.
Non ti accorgi che stanno arrivando nuovi insettini, tanti, tantissimi. Iniziano a squittire come topi. Sei svegliata da quell' acido cigolio . Non hai ancora aperto gli occhi, ma hai già un gusto irrancidito in bocca, di uovo marcio.
APRI GLI OCCHI.
Dieci, venti, cinquanta, cento, mille scarafaggi davanti a te.
HAI PAURA.
Salti giù dal letto. Un fragorio di spiaccicamento. Un gemito di morte. I tuoi piedi poggiano su di una distesa di denso latte nero. Ma è un latte che puzza di marcio, e si muove. Sale per le tue gambe e ti sporca. Una putrescenza totale ti invade la bocca.
Cerchi di liberarti da quell'inferno ma è un infinito mare di blatte: "nero come l'inchiostro, e di una lucentezza funebre".
Una quantità sterminata di scarafaggi, tanto fitti da non lasciar occhieggiare il suolo di sotto. Si sente distintamente il rumore dei loro gusci. Urtati dai tui piedi. Lentamente, a fatica, avanzi. E subito le blatte si richiudono sul tuo passaggio.
NON HAI SCAMPO.

Ora che sei nell'umore di schifo, ti spiaccico qui le foto che abbiamo fatto ieri agli Scarafaggi.
E vedrai quanto schifo ti faranno, ancor di più.


Nuove conoscenze per Ludo

Angolo comodo
In fila indiana
Traffico

 Installazione: "La Vergine degli Scarafaggi, 2011, Emilio Isgrò"

mercoledì 12 ottobre 2011

Fumosi Segreti - Parte Terza

I due fanciulli avevano quasi raggiunto Amande, erano quasi a casa. Eppure non si sentivano affatto felici. “Ma Laura, secondo te abbiamo fallito? La nebbia ha vinto?” domandava Filostrato. “Non lo so, o meglio non voglio pensarci. Odio le sconfitte.” Così i ragazzini proseguivano: facendosi domande in continuazione, sperando di trovare un qualche conforto o consolazione nelle parole dell’altro. Ma in realtà rimaneva il fatto oggettivo: la nebbia c’era ancora, e la “fine della nebbia” non si vedeva ancora. Certo si era un poco dispersa durante la chiacchierata sul sasso, un altro poco dopo la riappacificazione a Prà Solio, ed un pizzico durante il tragitto che portava a casa, ma comunque se ne stava sempre sopra le loro teste, immobile.

“Sai che ti dico Laura? Non me ne importa più della nebbia. Non possiamo essere tristi solo perché lei è dispettosa, insomma secondo me se la ignoriamo per un po’ vedrai che si stuferà e se ne andrà da sola! Hai visto quando non eravamo concentrati su di lei quanto eravamo felici? Sul sasso? A Prà Solio? Ed in più lei si era un pelo diradata, perché non sopportava di non essere più al centro dei nostri pensieri. Con quel nostro comportamento avevamo ricevuto due regali : un sacchettino di felicità, ed un’ aspirata di nebbia. Meglio di così!”

“Che bello, hai ragione Fili! Già mi sento meglio. Allora corriamo dritti a casa mia; Adele sarà già alle prese con la merenda! Corriamo, corriamo che ho una fame da lupi!”

Corri corri, in men che non si dica arrivarono a destinazione. Suonarono il campanello e subito vennero accolti dalle braccia di Adele che li informò immediatamente che la tavola era imbandita con le più prelibate leccornie.

mercoledì 5 ottobre 2011

Io e il sole (senza Ludo).


Ludo ti ricordi domenica?
Quando eravamo arrabbiatissime?
Io odiavo te e tu odiavi me.
Così io me ne sono andata via e pure tu.

Beh sono andata in un posto bellissimo. Ovviamente ero triste e tutto quanto: tu non c'eri e mi sentivo alquanto sola.
Però ho visto delle meraviglie così meravigliosamente meravigliose... Ho scattato delle foto, proprio per te, così le puoi vedere anche tu, spero proprio che meraviglino anche te.
Perchè anche se mi arrabbio con te e ti odio, non vedo mai l'ora di fare la pace.
Quindi questo è anche un modo per farmi perdonare.

Sono partita con la bici gialla, in divisa da ciclista, con "Il giovane Holden" nel porta borracce tutto arrotolato e la macchina fotografica nel taschino.