domenica 11 dicembre 2011

L'istante di Henri Cartier Bresson

“ Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento” così Henri Carter Bresson si esprimeva. Ebbene è proprio quel momento, quell’istante ricercato ma mai prevedibile che sarà sempre al centro della sua opera.
Su di uno sfondo fatto di forme geometriche e regolarità, vi si trova sempre un motivo di rottura, che ci ricorda che non tutto è prevedibile e programmabile, ma anzi la casualità e la coincidenza spesso riescono a vincere sull’ordine donando di nuovo senso l’intera esistenza.


Così alla geometricità di una scala a chiocciola che precipita a vortice, si affianca l’elemento casuale del ciclista,che fugge. L’istante è ciò che dona significato:le rette della rastrelliera della scala sono riprese dai raggi della bicicletta, accompagnano in entrambi i casi la forza circolare dei due soggetti. Una forza che nel caso della scala è centrifuga, mentre nel caso della fuga del ciclista è centripeta. Senza il passaggio del Caso questa foto si sarebbe risolta solamente in un ottimo scorcio, invece ora vi è un significato più profondo che si mostra all’osservatore.

Anche in questa seconda foto l’istante si rivela essere il vero protagonista: lo scatto fotografico ha immortalato la leggerezza del passo, una corsa sospesa su di uno specchio d’acqua. E non è finita qui, quando ci si accorge che il salto dell’uomo è ripreso dal cartellone sullo sfondo, il nostro occhio si rende definitivamente conto di quante visioni non riuscirà mai a cogliere se non grazie al fermoimmagine che solamente una fotografia è in grado di fornire. Anche la scritta “Railowsky” è significativa: “Rail” come ferrovia, che richiama la scala-binario posata sullo specchio d’acqua, e “Sky” come cielo, dove ha luogo il “volo” dell’uomo. Molti altri elementi della composizione sarebbero da notare: le lamiere in primo piano che formano delle forme geometriche emblematiche, una “C” ed un cerchio che ricorda un monocolo; un altro uomo di spalle disinteressato a quell’istante che non può percepire, perchè troppo veloce, assorto in altra visione.

 

Da ultimo, quest’immagine strepitosa che ancora una volta ci fa assaporare l’eleganza della coincidenza. Già l’ambientazione gioca un ruolo fondamentale: la verticalità ed il parallelismo degli elementi sembrano essere stati disegnati su tela da mano umana. Ma concentriamoci sulla figura umana. Il signore che cammina sulla riga bianca è Alberto Giacometti. Non è assolutamente secondario sottolineare la sua identità, egli infatti fotografato in quell’istante, mentre cerca in qualche maniera di ripararsi dalla pioggia, sembra quasi riprodurre una delle sue creazioni, quasi si mettesse in posa, quasi a voler dire “l’uomo che si trasforma in opera” dove il “si” è un riflessivo, con le sue stesse mani. Notiamo anche che la forma triangolare del cappotto usato come riparo, è ripresa dal cartello segnaletico. Ultima (ma anche no!) ed illuminante folgorazione regalo di Cartier Bresson: il fotografo dell’istante emozionante.

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