mercoledì 21 settembre 2011

Fumosi Segreti - Premessa e Parte Prima

Ehi Ludo, ti ho scritto una storiella tutta per te. Non è ancora finita però.
Ti voglio benissimo.

Premessa:

Questo sarà un breve racconto suddiviso in tre episodi. La prima parte segue a questa breve introduzione, la seconda e terza verranno pubblicate prossimamente. Premetto che il titolo è provvisorio, forse verrà modificato nel seguito della pubblicazione, se mi verrà un'idea più brillante che faccia fondere assieme titolo e racconto, nel frattempo dovrete "accontentarvi" di questo.
Non mi resta che augurarvi una piacevole lettura, sperando che continuerete a seguire la mia storia.
Foto scattata al Musèè d'Orsay 1/08/11 : Monet, Le givre 1880


Fumosi Segreti
Parte Prima:

Al tempo di Napoleone, vivevano in una cittadina chiamata “Amande” due amici d’infanzia. Il maschio si faceva chiamare Filostrato, la femmina si faceva chiamare Laura. In realtà i loro veri nomi erano altri, di cui non conosciamo nulla.
Tutto era iniziato come un gioco, Filostrato e Laura un giorno nebbioso decisero di allontanarsi assieme dalla cittadina, volevano raggiugere la “fine” della nebbia.

Quindi uscirono di casa subito dopo aver fatto colazione, si incontrarono nella piazza Centrale ed iniziarono a dirigersi verso la” fine” della nebbia. “Da che parte andiamo?” chiedeva Filostrato, “A destra ovviamente!” rispondeva sicura Laura. Filostrato non riusciva a capire da cosa derivava tutta la sicurezza di Laura, perché mai “destra” era la direzione corretta? Perché non “sinistra”? Perché non “dritto”? Nonostante ciò non fece domande, si limitava a seguire il passo sicuro di Laura. Pian piano, dopo un’ora di cammino si ritrovarono ai confini di Amande. “Adesso dobbiamo proseguire dentro il Bosco, è una scorciatoia.”, disse Laura.  “Come fai ad esserne così sicura? Io invece penso che sia meglio proseguire per la via Grande, così sarà più facile riconoscere la strada giusta, avremo una visuale molto più ampia! Prova a pensarci Laura, nel Bosco il nostro occhio non si può spingere oltre a una decina di metri! Come faremo a capire se ci stiamo veramente avvicinando alla “fine”?”  Laura controbatté che  doveva fidarsi,  era certa che passando per il bosco avrebbero impiegato la metà del tempo, ed inoltre aggiunse “Filostrato, poi dovresti sapere meglio di me che nel Bosco c’è meno nebbia, guarda laggiù per la via Grande com’è bianco! E guarda qui dentro al bosco come le figure sono nitide! Non sai forse che sono proprio le chiome rigogliose degli alberi a bloccare la nebbia?”  Filostrato si arrese,  un po’ perché non aveva più voglia di discutere, un po’ perché vedeva Laura così determinata, e si fidava di lei.
Dunque si decisero ad entrare. Laura era sempre la prima, Filostrato sempre in coda. Assieme si arrampicavano per i sentieri,  attraversavano i ruscelli ed evitavano gli ostacoli più grandi. Camminarono per ore, ma la “fine” non era ancora stata raggiunta. Data l’ora tarda e l’affaticamento si decisero entrambi a fare una pausa. Si appostarono quindi su di un sasso enorme, “così almeno evitiamo in parte l’umidità di questo terriccio”, osservò Filostrato.  Fortunatamente Laura aveva con sé una piccola saccoccia dove al proprio interno vi si trovavano mille prelibatezze. Quindi si divisero le cibarie: Un panino con marmellata di prugne, due pezzi di formaggio Roquefort, della cioccolata alle nocciole e due pezzi di sublime crostata.
“Sai Laura, sto pensando che la nebbia un po’ mi piace.”
“Cosa vorresti dire Fili? Mi vuoi abbandonare? Non vuoi più trovare la “fine” con me?”
“No! Certo che no! Certamente voglio ancora aiutarti, solo pensavo che non mi dispiace essere circondato dalla nebbia, mi sembra che sia come un velo magico che ci protegge, non pensi? E poi mi sembra di essere così al sicuro, i cattivi non ci possono vedere,  e se vogliamo dirla tutta neanche sentire. Perché la nebbia ovatta anche tutti i suoni.  Insomma mi sento in una condizione rassicurante quasi di pace. Mi sembra addirittura di staccarmi dal mondo reale, mi sembra di essere su di un’isola, solo io e te. Questo sasso è il nostro nido, al di fuori non esiste nulla. Insomma  mi fa dimenticare tutte le cose brutte del mondo. Non ti pare?”
“Invece a me fa un po’ paura sai? Odio non vedere oltre, mi sento bloccata. Io a differenza tua invece di sentirmi protetta mi sento prigioniera. Vorrei vedere, vorrei sentire… E invece non posso! E poi sarà pur vero che con la nebbia i “cattivi” non possono vederci, ma pensa Fili, questo vuol dire che neanche noi possiamo vederli. Magari se ne stanno proprio qui ai piedi del nostro sasso, che ne sai tu? A me questo non sembra per niente rassicurante, anzi mi turba tantissimo. L’unica cosa che mi piace della nebbia è che rende ogni atmosfera come un sogno. Ad esempio io adesso sto parlando con te, e vedo solo te circondato dal bianco, come se stessimo galleggiando su di una nuvola. Sì, questa cosa mi piace tantissimo, così tanto che potrei addirittura sopportare l’ansia del non-vedere. Sai, forse dovremo farlo più spesso. Possiamo venire su questo sasso anche quando non c’è nebbia, possiamo crearla noi. Che ne dici? Potrei rubare il lenzuolo ad Adele quando va a fare il bucato, poi veniamo qui e lo appendiamo a questo ramo qui e a quello laggiù…”

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